Nei primi tre mesi di quest’anno, i morti sul lavoro sono stati 185, 19 in più rispetto alle 166 denunce registrate nel primo trimestre del 2020 (+11,4%).
Un ulteriore elemento di riflessione a livello nazionale, è la differenza di genere, già presente sul fronte lavorativo, ma che emerge anche dalla lettura dei dati infortunistici. Per le lavoratrici ogni sei denunce una riguarda il tragitto casa-lavoro o viceversa, mentre per gli uomini tale rapporto si dilata ad uno ogni dodici e si allontana ulteriormente per le denunce mortali (rispettivamente uno su due contro uno su cinque). L’Inail in Provincia di Trento, ha dichiarato, che rispetto al 2019 gli infortuni sul lavoro sono cresciuti del 3,76% (sono stati 7.363 nel 2019, nel 2020, 7640). Anche in questo caso esiste una differenza di genere. I casi di infortunio sono stati 2.452, in grande maggioranza donne, 1889 (il 77%) contro il 23% degli uomini. I morti nel 2020 sono stati in Trentino 9, contro i 10 dell’anno precedente.
Ma la semplice contabilità dei numeri non può nascondere la sofferenza dei propri parenti quando vengono colpiti dallo strazio degli incidenti sul lavoro. Infatti, in questi anni si è capito che la sola repressione e la sola vigilanza non sono sufficienti per ridurre gli infortuni e le morti sul lavoro, serve puntare sulla cultura della sicurezza.
Ci vuole CULTURA, FORMAZIONE E RESPONSABILITÀ.
Riteniamo che manchi un organo come l’Osservatorio per fare un’analisi approfondita dei casi e monitorare i settori più critici.
Servono anche aiuti e sostegni per familiari delle vittime del lavoro.
NON SI PUÒ MORIRE DI LAVORO.
Futura e Partito Democratico del Trentino, insieme per Valduga
Ieri, insieme al Partito Democratico del Trentino, abbiamo raccontato il senso della scelta che, dopo un percorso politico comune, ci ha portato ad una convergenza in vista delle prossime elezioni provinciali a sostegno del nostro candidato presidente Francesco...